“Telemark un altro modo di skiare…”

Rispetto allo sci tradizionale su pista, lo sci escursionistico richiede una serie di presupposti e di adeguamenti per poter affrontare in sicurezza il fuoripista. Più della velocità, importa la padronanza dello sci su terreno e neve variabili, nonchè un’approfondita conoscenza della montagna invernale, occorre sapersi orientare, fiutare i pericoli, fronteggiare gli imprevisti e reagire in caso d’incidente, senza mai dimenticare l’eleganza e lo stile dell’antica tecnica del Telemark a noi tanto cara.

Sotto questi aspetti lo sci-escursionismo è affine allo sci-alpinismo al quale si affianca, senza peraltro interferire, come forma complementare, operando quello in ambiente prettamente alpinistico, caratterizzato da forti dislivelli, alte quote con superamento di ghiacciai. Lo sci escursionistico si avvale di attrezzatura e tecnica specifiche, intermedie tra quelle dello sci di fondo e dello scialpinismo, atte a consentire leggerezza ed agilità sui lunghi percorsi e a fronteggiare tratti accidentati e ripidi fuori pista.

Lo sci escursionistico, con il suo carattere polivalente non strettamente legato ad una specifica disciplina, costituisce il ritorno allo sci originario quale semplice mezzo per muoversi sulla neve e colma una lacuna, che si era formata con lo sviluppo della specialità.

Aggiungasi che il CAI, come per lo sci-alpinismo, non considera solo l’aspetto sportivo, di per sè gratificante, ma anche quello ricreativo, culturale e sociale, considerando lo sci uno dei mezzi per avvicinare e conoscere la montagna anche nella stagione invernale, con supporto di amici che hanno in comune questa passione.

Rispetto allo sci di fondo turistico eallo sci alpino su pista, aperto alla massa dei gitanti domenicali, incanalato per motivi di sicurezza su piste battute e circoscritte, lo sci escursionismo risponde alle aspirazioni di chi cerca un’evasione più completa, un più intimo contatto con la natura ed una conoscenza più approfondita dell’ambiente, con un impegno e iniziativa personale, fonti di maggiori soddisfazioni.

Questo è il modo di praticare lo sci nello spirito del CAI.

Le scuole di sci di fondo escursionistico del C.A.I. e lo spirito che le anima

Fin dal giorno in cui i primi uomini – per cacciare renne o per spostarsi durante i lunghi inverni scandinavi – si infilarono ai piedi buffi arnesi e con essi si spinsero nelle estreme lande o nei folti boschi, avvicinarono le prime montagne e abbandonarono le prime asperità, fin da allora si profilò, sia pure in forma embrionale, il problema della tecnica sciistica. Problema che si delineò più chiaramente non appena quegli uomini decisero di andare più veloci e sicuri. A tal fine ravvisarono la opportunità di munirsi di attrezzi meno rudimentali e la necessità di ricorrere a determinati accorgimenti, sia per risparmiare energie, sia per garantire la propria incolumità.

Alcune vecchie stampe ci mostrano le figure di questi uomini, armati di lunghi bastoni, con ai piedi strani aggeggi che gli “svezzesi” chiamarono subito “ski”, incerti e malsicuri come bambini ai loro primi passi.

Ma tutti i bambini crescono, ed imparano prima a reggersi e poi a camminare speditamente- e fu così per gli sciatori, che acquistando a poco a poco capacità e disinvoltura, acquisirono posizioni man mano più corrette, perfezionarono gli attrezzi e migliorarono il modo d’impiego, elaborarono cioè una tecnica.

Tutto ciò ha richiesto anni ed anni. Così ancor oggi, ogni volta che un uomo si avvia alla pratica dello sci, deve percorrere la stessa trafila, facilitato peraltro dal frutto dell’esperienza di quelli che lo hanno preceduto.

Fino ai primi anni del nostro secolo la tecnica veniva impostata con criteri del tutto empirici, tramandata attraverso l’esempio ed appresa per intraprendenza, capacità autodidatte e spirito d’emulazione, sistema questo che comporta dei limiti.

Con il diffondersi della pratica dello sci e l’influenza di un’epoca dominata dal tecnicismo, ci si è resi conto che così non si poteva soddisfare le esigenze di formazione di una massa crescente di sciatori. Furono gli stessi campioni di questi tempi a ravvisare la necessità di un insegnamento razionale, ordinato e metodico. Ebbe così origine la “scuola” nel significato moderno di un insegnamento collettivo, effettuato con metodo, basato su di una tecnica codificata emersa da molteplici esperienze discusse con spirito critico e così affinate.

Accanto allo sci di fondo “su pista”, fatto proprio dall’agonismo, di recente si è sviluppato lo “sci escursionistico”, una diversificazione non vincolata alle piste battute, via via più frequentate, la quale è più aperta all’iniziativa individuale e consente una più completa evasione con un più intimo contatto con la natura.

Appunto all’insegnamento di questa nuova attività, più consona allo spirito del CAI, presso parecchie Sezioni del CAI sono sorte scuole e corsi di addestramento per lo sci di fondo escursionistico.

Esse operano sotto la vigilanza dell’apposita Commissione Nazionale Alpinismo – Sci Alpinismo e Arrampicata Libera (CNSASA),la quale ha il compito precipuo di unificare e perfezionare sia la tecnica specifica dello sci-escursionistico che il metodo di insegnamento, colmando lacune ed incertezze, e ciò con il contributo di tutti, in particolare delle Sezioni più avanzate.

Ma la Scuola del CAI assolve ad un compito ancor più ampio che non sia la preparazione strettamente sciistica, che costituisce l’aspetto più appariscente ma non l’essenziale. Il fondista-escursionista del CAI viene forgiato attraverso una più completa formazione, che si estende sul piano educativo, culturale, estetico, naturalistico e perfino morale, quando insegna ai giovani a guadagnarsi le soddisfazioni affrontando fatiche e disagi.

Essa fornisce anche un bagaglio di nozioni complementari alla tecnica sciistica, indispensabili per affrontare la montagna fuori dalle piste battute.

L’escursionista deve saper leggere una carta topografica, orientarsi anche nella nebbia con l’ausilio di strumenti, prevedere i mutamenti del tempo, intuire le insidie della montagna invernale e prestare efficace soccorso agli infortunati.

Tutti questi elementi concorrono a rendere più interessante questo fascinoso sport e a instillare amore per la natura e passione per la montagna, proprio come è nello spirito del CAI.


L’istruttore di sci di fondo escursionistico del CAI – ISFE – è il socio del CAI che, dopo aver frequentato con profitto un corso per istruttori indetto dalla Scuola Centrale di Scialpinismo (SCSA), risulta esperto nella pratica dello sci di fondo escursionistico, come inteso dal CAI, e dà un contributo volontario, senza scopo di lucro per addestrare soci e organizzare escursioni collettive nell’ambito del CAI, al fine di mettere in condizione i soci di praticare questo sport in sicurezza, nonchè di introdurli alla conoscenza della montagna invernale.

Figura dell' Istruttore di sci di fondo escursionistico del CAI (vedi la pagina dedicata)